Da Barzanò...al Regno Unito per motivi di studio (e di lavoro). Claudio Barchiesi si racconta
Uno dei problemi più radicati e al tempo stesso attuali del nostro paese è la cosiddetta ''fuga di cervelli''. Un gran numero di giovani di ottime speranze spicca il volo verso mete estere con la speranza di arrivare ad acquisire una marcia in più e fare proprie delle skills più specifiche.
La nostra cara Brianza sotto questo punto di vista non fa eccezione in quanto anche nei nostri piccoli paesi una buona percentuale della gioventù ha optato per un periodo formativo all'estero o addirittura per la piena iscrizione ad un’università fuori dall’Italia.
In questo meccanismo si inserisce perfettamente la storia di Claudio Barchiesi, uno studente di 22 anni originario di Barzanò che ha scelto di buttarsi in un'esperienza universitaria nel Regno Unito.

Claudio, già noto ai nostri lettori grazie alla bellissima iniziativa benefica condotta in sella alla propria bicicletta nel 2023, ci ha raccontato quali sono le motivazioni e le ragioni che lo hanno spinto a prendere una decisione così forte e ci ha fornito un feedback significativo riguardo al tipo di vita condotta in un paese con lingua e tradizioni diverse rispetto a quelle italiane.
''Io ho frequentato tutte le scuole dell’obbligo in Italia, ma essendo metà italiano e metà inglese ho sempre pensato di sfruttare la possibilità di andare all'estero e in particolare nel Regno Unito, soprattutto per il fatto che dopo la Brexit raggiungere quel paese è diventato piuttosto complicato per gli stranieri. Ho sentito da una parte il desiderio di utilizzare in modo costruttivo la mia doppia cittadinanza, e dall’altra la serie di preoccupazioni e dubbi intrinsecamente associati ad un cambiamento del genere. Io sono arrivato all’università di Norwich ormai tre anni fa. Il tempo è letteralmente volato'' ci ha detto il barzanese.

Il fatto di non essere culturalmente nuovo al mondo anglosassone ha dato una grande mano a Claudio che, tuttavia non ha nascosto una certa nostalgia nei confronti di casa. ''Dal punto di vista affettivo ed emotivo sicuramente il fattore principale risiede nel fatto che tutta la mia famiglia vive a Barzanò e non nascondo che, soprattutto durante le prime settimane, è stato difficile adattarsi a una nuova situazione in cui non conoscevo nessuno. Fortunatamente i miei nonni materni abitano relativamente vicini a Norwich''.
Noi italiani, si sa, siamo unici in termini di tradizioni e routine e, ovviamente, anche per il giovane barzanese la differenza si è fatta sentire. ''In Inghilterra gli studenti vivono il campus al 100% sia dal punto di vista della frequentazione delle lezioni che delle attività extra didattiche quali sport, arte e comunicazione. Io ero abituato al ritmo liceale italiano in cui sostanzialmente si prende l'autobus, si va a scuola e dopo le classiche cinque ore di lezione si torna a casa. Potrò sembrare scontato ma mi allineo con gli altri italiani per quanto riguarda la nostalgia del sole e di una buona pizza, veramente difficile da trovare in queste zone''.

È assolutamente lecito chiederci se dal punto di vista didattico e lavorativo la scelta di Claudio si sia rivelata vincente. La risposta ce l'ha fornita lui stesso: ''a livello formativo gli atenei inglesi dedicano molto spazio alle attività extra curricolari e in particolare a quelle sportive le quali rappresentano un'occasione in più per conoscere nuovi amici. Tuttavia, la preparazione didattica italiana a mio avviso non ha eguali in termini di qualità e varietà. In quindici anni di studio ho sostanzialmente approcciato tutte le materie in modo approfondito a differenza invece di quanto avviene in Inghilterra dove si studiano un numero nettamente inferiore di discipline, senza entrare nei dettagli dei singoli argomenti''.

''Penso che la grande pecca del sistema scolastico italiano risieda nella poca aderenza al mondo del lavoro. Io, al momento - ha aggiunto il barzanese - sto ultimando il mio percorso di studi in Economia e Finanza e mi laureerò quest'estate. A settembre coglierò un'offerta di lavoro in una banca, qua nel Regno unito, che si chiama Lloyds Bank. Questo ente mi ha proposto un posto di lavoro dopo uno stage risalente all'estate scorsa. Parlando con dei ragazzi rimasti in Italia, purtroppo ho constatato che da noi sostanzialmente non esiste questa stretta aderenza fra mondo del lavoro e quello accademico-scolastico''.

Claudio resterà nel Regno Unito anche post-laurea e il fatto che lo stipendio medio di un neolaureato sia mediamente superiore e che la prospettiva di carriera sia più lineare e tracciata, hanno nettamente inciso sulla decisione.
Come chiosa finale un consiglio personale da parte di Claudio a tutti i ragazzi italiani che si trovano di fronte al bivio da lui precedentemente affrontato. ''Io consiglio a tutti gli studenti di trascorrere almeno qualche mese all’estero al fine di aprire la mentalità a avere la possibilità di approcciarsi ad una cultura diversa. Si tratta di un’occasione per imparare a cavarsela da soli, banalmente anche nelle faccende di casa giornaliere e nella vita quotidiana''.

Essere italiano all’estero è un orgoglio in quanto la nostra attitudine intrinseca è quella di socializzare e sicuramente tutto ciò ci porta ad arricchire il nostro bagaglio umano. Fare un’esperienza in un altro paese è sicuramente molto formativo, come possiamo evincere dal racconto di Claudio Barchiesi, sempre chiaramente mantenendo uno sguardo nostalgico nei confronti della nostra bella Italia, che grazie alla globalizzazione e ai moderni mezzi di trasporto non risulta mai così lontana.
La nostra cara Brianza sotto questo punto di vista non fa eccezione in quanto anche nei nostri piccoli paesi una buona percentuale della gioventù ha optato per un periodo formativo all'estero o addirittura per la piena iscrizione ad un’università fuori dall’Italia.
In questo meccanismo si inserisce perfettamente la storia di Claudio Barchiesi, uno studente di 22 anni originario di Barzanò che ha scelto di buttarsi in un'esperienza universitaria nel Regno Unito.

Al microfono Claudio Barchiesi
Claudio, già noto ai nostri lettori grazie alla bellissima iniziativa benefica condotta in sella alla propria bicicletta nel 2023, ci ha raccontato quali sono le motivazioni e le ragioni che lo hanno spinto a prendere una decisione così forte e ci ha fornito un feedback significativo riguardo al tipo di vita condotta in un paese con lingua e tradizioni diverse rispetto a quelle italiane.
''Io ho frequentato tutte le scuole dell’obbligo in Italia, ma essendo metà italiano e metà inglese ho sempre pensato di sfruttare la possibilità di andare all'estero e in particolare nel Regno Unito, soprattutto per il fatto che dopo la Brexit raggiungere quel paese è diventato piuttosto complicato per gli stranieri. Ho sentito da una parte il desiderio di utilizzare in modo costruttivo la mia doppia cittadinanza, e dall’altra la serie di preoccupazioni e dubbi intrinsecamente associati ad un cambiamento del genere. Io sono arrivato all’università di Norwich ormai tre anni fa. Il tempo è letteralmente volato'' ci ha detto il barzanese.

Il fatto di non essere culturalmente nuovo al mondo anglosassone ha dato una grande mano a Claudio che, tuttavia non ha nascosto una certa nostalgia nei confronti di casa. ''Dal punto di vista affettivo ed emotivo sicuramente il fattore principale risiede nel fatto che tutta la mia famiglia vive a Barzanò e non nascondo che, soprattutto durante le prime settimane, è stato difficile adattarsi a una nuova situazione in cui non conoscevo nessuno. Fortunatamente i miei nonni materni abitano relativamente vicini a Norwich''.
Noi italiani, si sa, siamo unici in termini di tradizioni e routine e, ovviamente, anche per il giovane barzanese la differenza si è fatta sentire. ''In Inghilterra gli studenti vivono il campus al 100% sia dal punto di vista della frequentazione delle lezioni che delle attività extra didattiche quali sport, arte e comunicazione. Io ero abituato al ritmo liceale italiano in cui sostanzialmente si prende l'autobus, si va a scuola e dopo le classiche cinque ore di lezione si torna a casa. Potrò sembrare scontato ma mi allineo con gli altri italiani per quanto riguarda la nostalgia del sole e di una buona pizza, veramente difficile da trovare in queste zone''.

È assolutamente lecito chiederci se dal punto di vista didattico e lavorativo la scelta di Claudio si sia rivelata vincente. La risposta ce l'ha fornita lui stesso: ''a livello formativo gli atenei inglesi dedicano molto spazio alle attività extra curricolari e in particolare a quelle sportive le quali rappresentano un'occasione in più per conoscere nuovi amici. Tuttavia, la preparazione didattica italiana a mio avviso non ha eguali in termini di qualità e varietà. In quindici anni di studio ho sostanzialmente approcciato tutte le materie in modo approfondito a differenza invece di quanto avviene in Inghilterra dove si studiano un numero nettamente inferiore di discipline, senza entrare nei dettagli dei singoli argomenti''.

''Penso che la grande pecca del sistema scolastico italiano risieda nella poca aderenza al mondo del lavoro. Io, al momento - ha aggiunto il barzanese - sto ultimando il mio percorso di studi in Economia e Finanza e mi laureerò quest'estate. A settembre coglierò un'offerta di lavoro in una banca, qua nel Regno unito, che si chiama Lloyds Bank. Questo ente mi ha proposto un posto di lavoro dopo uno stage risalente all'estate scorsa. Parlando con dei ragazzi rimasti in Italia, purtroppo ho constatato che da noi sostanzialmente non esiste questa stretta aderenza fra mondo del lavoro e quello accademico-scolastico''.

Claudio resterà nel Regno Unito anche post-laurea e il fatto che lo stipendio medio di un neolaureato sia mediamente superiore e che la prospettiva di carriera sia più lineare e tracciata, hanno nettamente inciso sulla decisione.
Come chiosa finale un consiglio personale da parte di Claudio a tutti i ragazzi italiani che si trovano di fronte al bivio da lui precedentemente affrontato. ''Io consiglio a tutti gli studenti di trascorrere almeno qualche mese all’estero al fine di aprire la mentalità a avere la possibilità di approcciarsi ad una cultura diversa. Si tratta di un’occasione per imparare a cavarsela da soli, banalmente anche nelle faccende di casa giornaliere e nella vita quotidiana''.

Essere italiano all’estero è un orgoglio in quanto la nostra attitudine intrinseca è quella di socializzare e sicuramente tutto ciò ci porta ad arricchire il nostro bagaglio umano. Fare un’esperienza in un altro paese è sicuramente molto formativo, come possiamo evincere dal racconto di Claudio Barchiesi, sempre chiaramente mantenendo uno sguardo nostalgico nei confronti della nostra bella Italia, che grazie alla globalizzazione e ai moderni mezzi di trasporto non risulta mai così lontana.
Mattia Giovenzana