Da Barzanò alle sartorie più rinomate di Milano: Felicita Carboni è mancata a 87 anni
Aveva lavorato nelle sartorie della ''Milano bene'' e quel mondo - così lontano dalla ''sua'' Brianza - le aveva trasmesso un'indubbia eleganza, regalandole anche una serie di aneddoti che amava condividere con i suoi cari, ai quali ha lasciato tanto affetto, ricordi e un vuoto difficile da colmare
Si è spenta negli scorsi giorni a 87 anni Felicita Carboni. Ultima di tre sorelle, era nata, cresciuta e (sempre) vissuta a Barzanò, dove in tanti l'hanno potuta conoscere ed apprezzare soprattutto per la sua attività di sarta. Un mestiere al quale si era avvicinata da giovanissima, apprendendo i segreti del cucito dalla mamma.
Grazie a talento e passione riesce subito a farsi notare, tanto che a sedici anni inizia a lavorare nelle sartorie di Milano più prestigiose, come quella di Baratta, specializzata in abiti su misura e con una lunga storia nel settore.
La città le regala esperienze indimenticabili, consentendole di arricchire giorno dopo giorno, il suo bagaglio di competenze professionali e non solo. La barzanese inizia a cucire abiti per le signore dell'alta borghesia meneghina, inclusi gli abiti per la ''prima'' della Scala. Un compito sicuramente affascinante, ma al contempo faticoso e impegnativo che richiede una lunga lavorazione. Eppure Felicita, che si sposta a Milano ogni giorno in pullman, è instancabile e come una spugna, cerca di assorbire il più possibile da quel mondo. Anche nel look: impara subito, ad esempio, che nelle sartorie si portano solo tacchi alti e da lì non li molla più, indossandoli anche in casa.
Anni bellissimi quelli in città, ricchi di esperienze indimenticabili, nel bene e nel male. Come quando viene licenziata perchè non rinuncia alla ''prima'' di Vacanze Romane, nonostante il permesso negatole dai suoi titolari. Del resto, altre sartorie nel frattempo avevano bussato alla sua porta, spingendola a non riunciare a quel piccolo desiderio.
Non soltanto lavoro però, nella vita di Felicita Carboni. Risalgono al 1961 le nozze con il barzaghese Gerardo Sirtori, con il quale si trasferisce in un'abitazione a pochi passi dall'edicola della Madonnina a Barzanò, non lontano dalla corte in cui era nata qualche lustro prima.
Dalla loro unione, tra il 1962 e il 1967 arrivano i figli Maria Cristina, Pierluigi e Adele. La famiglia dunque si allarga, ma la donna non rinuncia alla sua professione, predisponendo un atelier nella sua casa. Qui confeziona abiti di ogni foggia, cappotti e addirittura vestiti da sposa per numerose ragazze e donne del territorio (fra cui nel 2014, quello della nipote, realizzato insieme alla sua ricamatrice di fiducia Mariuccia ndr), svolgendo anche attività di formazione per molte aspiranti sarte della zona.
Due macchine da cucire praticamente fuse per l'enorme mole di lavoro e una quantità (quasi) infinita di filo consumato rendono l'idea dei lunghi anni di attività della barzanese che - come ci hanno raccontato i suoi familiari - non usava cartamodelli, ma tagliava a occhio e imbastiva direttamente addosso, senza usare nemmeno i manichini, gli abiti su misura.
Una vita piena quella di Felicita: all'amore per il cucito e per la moda, ha affiancato la passione per la musica, in particolare per l'opera lirica che teneva sempre in sottofondo mentre lavorava. Fra i suoi ricordi più belli la Turandot, la sua opera lirica preferita, alla quale ha potuto assistere dal Teatro alla Scala.
E poi ancora quella per i fiori, di cui ha riempito la terrazza e il giardino di casa, sempre curati con grande impegno grazie ad un pollice verde innato.
Moglie (ma vedova ormai da diverso tempo), mamma e anche nonna; lo diventa la prima volta giovanissima, di Valentina, nel 1984, poi di Alessandro nel 2005 e di Edoardo nel 2008; nel 2021 conosce pure la gioia di diventare bisnonna. Un'esistenza segnata dall'amore per la famiglia e per il suo lavoro, continuando a cucire fino ad un paio di anni fa.
Una personalità vivace quella di Felicita Carboni, che sicuramente ha lasciato un segno indelebile: in tanti si sono stretti alla famiglia Sirtori in questi giorni di dolore, presenziando ai funerali celebrati nel pomeriggio di mercoledì nella chiesa di San Vito a Barzanò.
Si è spenta negli scorsi giorni a 87 anni Felicita Carboni. Ultima di tre sorelle, era nata, cresciuta e (sempre) vissuta a Barzanò, dove in tanti l'hanno potuta conoscere ed apprezzare soprattutto per la sua attività di sarta. Un mestiere al quale si era avvicinata da giovanissima, apprendendo i segreti del cucito dalla mamma.
Grazie a talento e passione riesce subito a farsi notare, tanto che a sedici anni inizia a lavorare nelle sartorie di Milano più prestigiose, come quella di Baratta, specializzata in abiti su misura e con una lunga storia nel settore.
La città le regala esperienze indimenticabili, consentendole di arricchire giorno dopo giorno, il suo bagaglio di competenze professionali e non solo. La barzanese inizia a cucire abiti per le signore dell'alta borghesia meneghina, inclusi gli abiti per la ''prima'' della Scala. Un compito sicuramente affascinante, ma al contempo faticoso e impegnativo che richiede una lunga lavorazione. Eppure Felicita, che si sposta a Milano ogni giorno in pullman, è instancabile e come una spugna, cerca di assorbire il più possibile da quel mondo. Anche nel look: impara subito, ad esempio, che nelle sartorie si portano solo tacchi alti e da lì non li molla più, indossandoli anche in casa.

Felicita Carboni
Anni bellissimi quelli in città, ricchi di esperienze indimenticabili, nel bene e nel male. Come quando viene licenziata perchè non rinuncia alla ''prima'' di Vacanze Romane, nonostante il permesso negatole dai suoi titolari. Del resto, altre sartorie nel frattempo avevano bussato alla sua porta, spingendola a non riunciare a quel piccolo desiderio.
Non soltanto lavoro però, nella vita di Felicita Carboni. Risalgono al 1961 le nozze con il barzaghese Gerardo Sirtori, con il quale si trasferisce in un'abitazione a pochi passi dall'edicola della Madonnina a Barzanò, non lontano dalla corte in cui era nata qualche lustro prima.
Dalla loro unione, tra il 1962 e il 1967 arrivano i figli Maria Cristina, Pierluigi e Adele. La famiglia dunque si allarga, ma la donna non rinuncia alla sua professione, predisponendo un atelier nella sua casa. Qui confeziona abiti di ogni foggia, cappotti e addirittura vestiti da sposa per numerose ragazze e donne del territorio (fra cui nel 2014, quello della nipote, realizzato insieme alla sua ricamatrice di fiducia Mariuccia ndr), svolgendo anche attività di formazione per molte aspiranti sarte della zona.
Due macchine da cucire praticamente fuse per l'enorme mole di lavoro e una quantità (quasi) infinita di filo consumato rendono l'idea dei lunghi anni di attività della barzanese che - come ci hanno raccontato i suoi familiari - non usava cartamodelli, ma tagliava a occhio e imbastiva direttamente addosso, senza usare nemmeno i manichini, gli abiti su misura.
Una vita piena quella di Felicita: all'amore per il cucito e per la moda, ha affiancato la passione per la musica, in particolare per l'opera lirica che teneva sempre in sottofondo mentre lavorava. Fra i suoi ricordi più belli la Turandot, la sua opera lirica preferita, alla quale ha potuto assistere dal Teatro alla Scala.
E poi ancora quella per i fiori, di cui ha riempito la terrazza e il giardino di casa, sempre curati con grande impegno grazie ad un pollice verde innato.
Moglie (ma vedova ormai da diverso tempo), mamma e anche nonna; lo diventa la prima volta giovanissima, di Valentina, nel 1984, poi di Alessandro nel 2005 e di Edoardo nel 2008; nel 2021 conosce pure la gioia di diventare bisnonna. Un'esistenza segnata dall'amore per la famiglia e per il suo lavoro, continuando a cucire fino ad un paio di anni fa.
Una personalità vivace quella di Felicita Carboni, che sicuramente ha lasciato un segno indelebile: in tanti si sono stretti alla famiglia Sirtori in questi giorni di dolore, presenziando ai funerali celebrati nel pomeriggio di mercoledì nella chiesa di San Vito a Barzanò.
Il ricordo della nipote Valentina
Cara nonna, o bissy, come ti chiamava Federico, quante cose mi hai insegnato…a riconoscere le arie delle opere, a distinguere una bella stoffa, … però non hai mai voluto insegnarmi a cucire, né ad attaccare un bottone perché tanto c’eri tu, dicevi.
Ora che te ne sei andata dovrò trovare un modo per imparare da sola.
Hai sempre temuto questo momento, ricordo che mi dicevi “chissà se ti vedrò diventare grande”.
Mi hai vista crescere, trovare la mia strada, sposarmi e hai conosciuto anche il tuo pronipote e hai visto crescere anche Ale e Edo e li hai osservati trasformarsi in quasi due uomini.
E in tutti questi anni sei sempre stata lì, sul tuo terrazzo con i tuoi fiori o seduta a cucire, vedendo la tua famiglia crescere.
Con il tuo cipiglio da generali ci hai tenuti tutti in riga – tranne Pier, lui non lo sgridavi mai! – e ci hai fatto ridere, raccontandoci di te da giovane nella grande Milano, licenziata per essere andata di nascosto a vedere Vacanze Romane e alle prese con i vestiti per la prima della Scala.
E allora, cara nonna, voglio ringraziarti per tutti i bei ricordi che ci lasci.
E spero che tu ti senta felice e soddisfatta per tutto quello che hai fatto per noi e con noi, ma anche per quanto noi abbiamo fatto per te e con te.
Tienici d’occhio da lassù, ci mancherai.
G.C.