Rogoredo: sulla vicenda dei 'sottotetti' replica di Ghezzi
Dopo la nota diffusa dal sindaco Filippo Galbiati, a chiusura dell'iter urbanistico relativo ad una palazzina residenziale di Rogoredo (coinvolta negli anni scorsi in un braccio di ferro con il Comune a seguito di una serie di accertamenti volumetrici ndr), riceviamo e pubblichiamo la replica dell'architetto Ildefonso Ghezzi, coinvolto in qualità di professionista, nella vicenda:
Bravo Sindaco,
Ho seguito sin dall’inizio questa vicenda dei sottotetti di Rogoredo, che ha visto coinvolti sia il TAR che il Consiglio di Stato, sono quindi contento che si sia conclusa positivamente con una sanatoria e finalmente le 6 famiglie di cittadini casatesi possono finalmente stare tranquille.
Avremmo fatto fatica a spiegare loro che, per 30 centimetri di sottotetto non abitabile (non per i grattacieli di Milano), la palazzina avrebbe dovuto essere demolita.
Tu hai sempre sostenuto, anche davanti a loro, che non sarebbe avvenuta la demolizione ma, proprio per questo, faccio ancora fatica a spiegarmi perché, se con una semplice sanatoria è stato possibile rimediare al problema, abbiamo dovuto far passare 5 anni, ricorrere al TAR e perfino al Consiglio di Stato per combattere contro le reiterate ordinanze di demolizione che provenivano dagli uffici comunali?
Avremo certamente la gratitudine degli avvocati che, sia il Comune che i cittadini, hanno dovuto pagare onorando le loro parcelle ma, se non possiamo nemmeno attribuire alla burocrazia questo tormentato iter, (visto che hai apprezzato la determinazione degli uffici comunali), non è il caso che prima di attivare procedure che portano a defatiganti e onerose trafile, si analizzino con buon senso e sino in fondo le situazioni e le possibili soluzioni?
A meno che, visto che le regole valgono per tutti, per trasparenza e responsabilità non si voglia iniziare la caccia a tutti i sottotetti di Casatenovo.

Ho seguito sin dall’inizio questa vicenda dei sottotetti di Rogoredo, che ha visto coinvolti sia il TAR che il Consiglio di Stato, sono quindi contento che si sia conclusa positivamente con una sanatoria e finalmente le 6 famiglie di cittadini casatesi possono finalmente stare tranquille.
Avremmo fatto fatica a spiegare loro che, per 30 centimetri di sottotetto non abitabile (non per i grattacieli di Milano), la palazzina avrebbe dovuto essere demolita.
Tu hai sempre sostenuto, anche davanti a loro, che non sarebbe avvenuta la demolizione ma, proprio per questo, faccio ancora fatica a spiegarmi perché, se con una semplice sanatoria è stato possibile rimediare al problema, abbiamo dovuto far passare 5 anni, ricorrere al TAR e perfino al Consiglio di Stato per combattere contro le reiterate ordinanze di demolizione che provenivano dagli uffici comunali?
Avremo certamente la gratitudine degli avvocati che, sia il Comune che i cittadini, hanno dovuto pagare onorando le loro parcelle ma, se non possiamo nemmeno attribuire alla burocrazia questo tormentato iter, (visto che hai apprezzato la determinazione degli uffici comunali), non è il caso che prima di attivare procedure che portano a defatiganti e onerose trafile, si analizzino con buon senso e sino in fondo le situazioni e le possibili soluzioni?
A meno che, visto che le regole valgono per tutti, per trasparenza e responsabilità non si voglia iniziare la caccia a tutti i sottotetti di Casatenovo.
Arch.Ildefonso Ghezzi