Case di comunità, Fragomeli: 'la strada da fare è ancora parecchia'
Riceviamo e pubblichiamo la nota del consigliere regionale del Partito Democratico Gian Mario Fragomeli sulle Case di comunità:
''Ci sono ancora molte difficoltà per le Case di comunità della Brianza lecchese, come per tutte quelle della Lombardia. Questo non significa che non si intravedano anche buone prospettive di farle diventare dei centri sociosanitari territoriali. È quello che noi abbiamo sempre chiesto, da quando il centrodestra ha smantellato la sanità di base nella nostra regione. Grazie al Pnrr, adesso possiamo sperare di rilanciare questi importanti presidi, che hanno ancora tanta strada da fare'' lo dice Gian Mario Fragomeli, consigliere regionale del Pd, che, a distanza di 6 mesi dal termine ultimo per la chiusura dell’attivazione dei servizi, ha voluto iniziare a fare sopralluoghi di ricognizione, partendo dalle Case di comunità di Casatenovo, Merate e dallo spoke di Olgiate Molgora.

''In generale, la principale carenza per tutti questi centri è di personale medico e infermieristico e su questo deve intervenire in modo deciso Regione Lombardia mediante un confronto con il Ministero della Salute. Tuttavia, posso dire che, per il resto, si intravvede uno spiraglio'' anticipa Fragomeli.
''Lo spoke di Olgiate è stato aperto a fine aprile 2022, le altre due Case nel 2023. A distanza di 2-3 anni posso dire che sono attive. Inoltre, seppure carenti di personale, va riconosciuto che, in particolare, le infermiere di comunità stanno già facendo un grande lavoro di presa in carico per alcune prestazioni e di attivazione dei controlli di prevenzione sulle persone più fragili. Nessuna di queste Case di comunità è tuttavia in grado di rimanere aperta 24 ore, come prevederebbe la norma affinché siano davvero efficienti sul piano del primo intervento e del filtro rispetto agli accessi ospedalieri. Vi si svolgono, comunque, tutta una serie di attività sanitarie e non ci si occupa solo di acuzie'' racconta il dem.
''Nonostante la mancanza di personale sufficiente, ho rilevato che il Pua, il Punto unico di accesso, sta migliorando ed è importante che funzioni bene anche rispetto alle formule precedenti, basate sugli sportelli territoriali, in quanto sta crescendo la collaborazione tra medici e tra assistenti sociali presenti nelle strutture e i colleghi dei Comuni. Inizia, dunque, anche un’integrazione sulla presa in carico delle persone, lo scambio di informazioni, di conseguenza l’erogazione di cure primarie ai soggetti interessati'' segnala Fragomeli.
''Ho rilevato, invece, una sperequazione di distribuzione di medici specialisti nei vari ambulatori. A Casatenovo ho trovato solo medicina fisica e riabilitazione, quindi fisiatra e fisioterapisti. Sono, inoltre, presenti solo due infermieri, ma è un centro vicino all’utenza, la segue, interagisce, si occupa della presa in carico, segue i post dimissioni. Per quanto poche, queste figure iniziano a essere un punto di riferimento per i pazienti. Oltre tutto, a breve vi sarà un parziale inserimento del cardiologo e del diabetologo”, prosegue il consigliere Pd.

''Merate è la Casa di comunità con più offerta perché si appoggia ai servizi dell’ospedale. E la struttura sarà presto sostituita da una nuova e più grande. Olgiate Molgora è una spoke, ha un ruolo ridotto, ma vive una situazione particolare perché l’Asst ha deciso di inserirvi tre ambulatori di medici di medicina generale che non fanno però prestazioni per gli altri servizi della Casa. Segnalo però un rapporto diretto con il Pua, gli infermieri, l’organizzazione dei servizi a domicilio. Inoltre, c’è solo l’elettrocardiogramma e sono gli infermieri che lo fanno, mandando a refertare in cardiologia all’ospedale di Merate, ma anche così, dal 2022 a oggi, sono stati registrati 369 accessi'' ricorda Fragomeli.
''Un capitolo a parte merita lo psicologo di base, previsto per le Case di comunità e voluto anche da noi del Pd in un progetto di legge bipartisan: Casatenovo ne ha uno full time; Merate uno full e uno part time solo da maggio e ha registrato 65 accessi; Olgiate offre il servizio alcuni giorni alla settimana, ma dall’apertura ha garantito circa 200 accessi. Viene valorizzato così il loro compito di promozione della salute mentale, in particolare tra giovani e comunità di anziani, e, secondo noi, rappresenta un elemento di forte positività'' dice il dem.
''A Regione Lombardia chiediamo più professionisti, più strumentazione, più diagnostica di base. L’Asst sta oggettivamente lavorando per inserire nuove figure, in modo da accorciare il gap rispetto alla completa operatività delle Case di comunità così come previste dal Pnrr. Ma noi del Pd abbiamo sempre creduto nei servizi territoriali e daremo il nostro fattivo contributo per una medicina territoriale che sia veramente di prevenzione e cura'' conclude Fragomeli.
''Ci sono ancora molte difficoltà per le Case di comunità della Brianza lecchese, come per tutte quelle della Lombardia. Questo non significa che non si intravedano anche buone prospettive di farle diventare dei centri sociosanitari territoriali. È quello che noi abbiamo sempre chiesto, da quando il centrodestra ha smantellato la sanità di base nella nostra regione. Grazie al Pnrr, adesso possiamo sperare di rilanciare questi importanti presidi, che hanno ancora tanta strada da fare'' lo dice Gian Mario Fragomeli, consigliere regionale del Pd, che, a distanza di 6 mesi dal termine ultimo per la chiusura dell’attivazione dei servizi, ha voluto iniziare a fare sopralluoghi di ricognizione, partendo dalle Case di comunità di Casatenovo, Merate e dallo spoke di Olgiate Molgora.

''In generale, la principale carenza per tutti questi centri è di personale medico e infermieristico e su questo deve intervenire in modo deciso Regione Lombardia mediante un confronto con il Ministero della Salute. Tuttavia, posso dire che, per il resto, si intravvede uno spiraglio'' anticipa Fragomeli.
''Lo spoke di Olgiate è stato aperto a fine aprile 2022, le altre due Case nel 2023. A distanza di 2-3 anni posso dire che sono attive. Inoltre, seppure carenti di personale, va riconosciuto che, in particolare, le infermiere di comunità stanno già facendo un grande lavoro di presa in carico per alcune prestazioni e di attivazione dei controlli di prevenzione sulle persone più fragili. Nessuna di queste Case di comunità è tuttavia in grado di rimanere aperta 24 ore, come prevederebbe la norma affinché siano davvero efficienti sul piano del primo intervento e del filtro rispetto agli accessi ospedalieri. Vi si svolgono, comunque, tutta una serie di attività sanitarie e non ci si occupa solo di acuzie'' racconta il dem.



''Merate è la Casa di comunità con più offerta perché si appoggia ai servizi dell’ospedale. E la struttura sarà presto sostituita da una nuova e più grande. Olgiate Molgora è una spoke, ha un ruolo ridotto, ma vive una situazione particolare perché l’Asst ha deciso di inserirvi tre ambulatori di medici di medicina generale che non fanno però prestazioni per gli altri servizi della Casa. Segnalo però un rapporto diretto con il Pua, gli infermieri, l’organizzazione dei servizi a domicilio. Inoltre, c’è solo l’elettrocardiogramma e sono gli infermieri che lo fanno, mandando a refertare in cardiologia all’ospedale di Merate, ma anche così, dal 2022 a oggi, sono stati registrati 369 accessi'' ricorda Fragomeli.


