Alcuni giovani atleti ''esclusi'' dal PSG Molteno-Brongio: la lettera di un nonno deluso

Da una parte un nonno dispiaciuto per quanto avvenuto ad alcuni amici e coetanei del nipote, dall'altra le parole della società sportiva che cerca di spiegare le proprie ragioni. Riceviamo e pubblichiamo la lettera attraverso la quale un cittadino di Garbagnate Monastero racconta ''l'esclusione'' di alcuni piccoli atleti dal PSG Molteno-Brongio, la locale squadra calcistica. 
Una condotta – secondo il lettore - lontana dai valori che in passato hanno animato le società parrocchiali dei due comuni, nel frattempo unitesi in un unico sodalizio e caratterizzata da una mancanza di inclusione. ''Lo sport dovrebbe insegnare a crescere, a fare squadra, ad accettare tutti. Invece, qui, si è scelto di escludere. Scrivo con il cuore pesante. Perché quei bambini meritano di stare in campo, non di stare fuori a guardare'' si legge in un passaggio della lettera. 
Chiamata a fornire le ragioni di quanto accaduto, la società ha spiegato di non poter accogliere tutti gli atleti di età superiore ai 10 anni, dovendo limitare il numero di tesserati: ''non saremmo nelle condizioni di prepararli adeguatamente alle gare dei campionati regionali ed élite''. Porte aperte invece, a tutti i bambini delle categorie precedenti, con l'obiettivo di avvicinare il maggior numero possibile di piccoli aspiranti calciatori, a questo mondo e più in generale allo sport.
Non si tratta di una vicenda inedita: in passato avevamo dato spazio a situazioni analoghe verificatesi in altre realtà sportive del territorio e alla comprensibile reazione di piccoli atleti e famiglie, impossibilitati a dare seguito – con la stessa maglia - ad un percorso calcistico iniziato il più delle volte in tenera età. 
Una storia che anche questa volta merita a nostro avviso il dovuto spazio: pubblichiamo la lettera in versione integrale e in risposta, le dichiarazioni del PSG Molteno-Brongio.
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Gentile Redazione, spero vogliate dare spazio alla mia lettera.

Sono un nonno di Garbagnate Monastero e scrivo con tanta amarezza. 
Ho saputo che alcuni bambini  del 2014, ma non solo, sono stati mandati via dalla società di calcio PSG Molteno-Brongio. E sapete come? Con un messaggio sul telefonino dei genitori.

Bambini che hanno già giocato per anni con questa maglia, che si sono allenati sotto il sole e la pioggia, che hanno dato tutto in campo con i loro compagni… ora esclusi.

Mi chiedo: ma vi sembra giusto?

Io ricordo bene da dove nasce questa società: dalla polisportiva dell'oratorio di Molteno, dal GS Brongio, realtà che accoglievano tutti, che non guardavano chi era più forte o più bravo, ma che davano un pallone a ogni bambino, che si sono fuse con l'AC Molteno, che era una cosa non oratoriana. 
Adesso invece? Una società che usa i campi comunali di Molteno e Garbagnate, e perfino gli oratori di Brongio e Molteno, decide di lasciare fuori dei ragazzi proprio di questi paesi.

E poi leggo sul vostro sito che alla presentazione della nuova stagione il sindaco di Molteno ha detto parole bellissime: 

https://www.casateonline.it/notizie/150495/molteno-polisportiva-san-giorgio-presentata-la-rosa-di-juniores-e-prima-squadra

''La PSG Molteno-Brongio ha saputo distinguersi anche per i valori che porta avanti: condivisione, lealtà, rispetto e inclusione. Non si deve dimenticare che lo sport è soprattutto questo ed è bello vedere come questa società continui a garantire spazio anche a chi non è un talento, ma ha voglia di giocare. Un pallone è il primo gioco che si incontra da piccoli: è giusto che tutti abbiano la possibilità di entrare in campo''.

Parole splendide, ma la realtà è l’opposto: dei bambini sono stati buttati fuori! 
Il sindaco dei moltenesi lo sa? E il mio sindaco di Garbagnate lo sa? E la parrocchia, che concede i campi dell’oratorio, ne è al corrente?

Provate a mettervi nei panni di quei bambini. Si sono visti chiudere la porta in faccia. Solo perché forse non sono “abbastanza bravi”? Solo perché ci sono altri bambini dei paesi vicini più forti e più adatti ai piani della società?

Se vogliono fare il vivaio del Calcio Lecco, lo facciano pure. Ma non mi si venga a parlare di inclusione. Gli oratori sono nati per accogliere tutti. Non si calpestano i valori che hanno animato queste realtà per decenni.

Sono solo un nonno, con un nipote a cui è stato tolto il sorriso perché alcuni amici sono stati esclusi. E questo fa male, tanto male, anche a me. 
Lo sport dovrebbe insegnare a crescere, a fare squadra, ad accettare tutti. Invece, qui, si è scelto di escludere.

Scrivo con il cuore pesante. Perché quei bambini meritano di stare in campo, non di stare fuori a guardare.

Un nonno di Garbagnate Monastero

A seguito della segnalazione, abbiamo chiesto riscontro alla Polisportiva San Giorgio Molteno-Brongio. Il direttore generale del settore giovanile Matteo Russo ha spiegato: “La nostra società, per come è strutturata e per il livello dei campionati a cui partecipa - come i campionati élite, che coinvolgono 48 società provenienti da tutta la Lombardia - è costretta a ridurre il numero dei tesserati. Dai 4 ai 10 anni c’è una fase cruciale per la crescita del bambino ed è per questo che in quella fascia d’età accogliamo chiunque desideri avvicinarsi al nostro sport. Fino alla fine del ciclo delle scuole elementari, offriamo a tutti i bambini la possibilità di indossare la nostra maglia. Tuttavia, con il passaggio alle scuole medie, siamo chiamati a fare delle selezioni. Rispetto ad altre società concorrenti, che attuano le selezioni fin dai primi anni, noi facciamo un grande sforzo a livello organizzativo per garantire a tutti i bambini di Molteno e paesi limitrofi la possibilità di giocare con noi. Nel momento in cui i ragazzi cominciano le scuole medie e si avvicina la fase dell’agonismo, non possiamo più accogliere tutti, in quanto non saremmo nelle condizioni di prepararli adeguatamente alle gare dei campionati regionali ed élite”. 
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