Barzanò: dare la vita contro la mafia. La figura di Livatino ricordata dal giudice Galoppi

E' stata approfondita la figura del giudice Rosario Livatino, vittima della mafia, nell'incontro organizzato dal Liceo G. Parini giovedì sera presso il Centro Paolo VI di Barzanò.
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Il giudice Claudio Galoppi (a sinistra) e il moderatore della serata, il professor Mario Baccigalupo

Ad aprire la serata è stato Michele Erba, coordinatore didattico, che ha ricordato ai presenti come la proposta fosse inserita nel progetto ''Hub della Cultura'', pensato per accompagnare l’avvio del nuovo anno scolastico attraverso installazioni che consentano di riflette sul vivere fino in fondo ogni istante, attraverso l’esperienza di Rosario Livatino e Vincent Van Gogh. 
Nel ringraziare il neo parroco don Adelio Molteni per l'ospitalità concessa, Erba ha poi introdotto l’ospite e relatore dell’incontro: Claudio Galoppi, oggionese di nascita, giudice e magistrato presso la Corte d'Appello di Milano e già membro del CSM (Consiglio Superiore della magistratura). 
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Claudio Galoppi ha introdotto la figura di Rosario Livatino, magistrato siciliano che ha operato per tutta la sua carriera nell’agrigentino ed è stato ucciso dalla mafia nel 1990 e beatificato il 9 maggio 2021. Sulla sua figura, è stata presentata una mostra al meeting per l’amicizia fra i popoli nel 2022 che ha suscitato un notevole interesse nei visitatori ed è in questi giorni visitabile presso l’istituto. La mostra ripercorre le tappe principali della vita di Rosario Livatino, sottolineando i valori e la ricchezza che hanno contraddistinto la sua persona e il suo cammino di fede. In particolare, nella vita di Rosario Livatino, non c’è separazione tra esperienza professionale e riconoscimento di una fede ma, quest’ultima, pur non togliendo nulla alla drammaticità della vita, offre una luce nei momenti di difficoltà.
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Il giudice ha riferito di alcuni episodi tratti dalla vita di Rosario Livatino che sottolineano la sua vocazione e di come abbia vissuto con umiltà ed estrema sensibilità una professione di responsabilità riconoscendo comunque la presenza di un Altro. In particolare, ha raccontato dell’arrivo personalmente in carcere il 15 di agosto per consegnare un ordine di liberazione in quanto non c’erano cancellieri disponibili e ritenendo ingiusto anche solamente un’ora in più di carcere per una persona. 
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Il giudice Claudio Galoppi (a destra) con il coordinatore didattico Michele Erba, la presidente della Fondazione don Giuliano Sala Franca Colombo e il sindaco Gualtiero Chiricò

Nonostante l’umanità dimostrata nel suo percorso professionale, l’esito della vita di fede di Rosario Livatino, come per Gesù, è stato il martirio: una cosa dell’altro mondo in questo mondo. Il relatore ha ricordato la figura di Piero Nava, lecchese e testimone oculare dell’omicidio che ha reso testimonianza agli organi competenti di quanto visto, consentendo la cattura degli esecutori. Questo atto di civismo ha stravolto la vita di Piero Nava ma ancora oggi egli afferma ''non riesco ad immaginare la mia vita senza averlo fatto: avrei perso il rispetto di me stesso''. 
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Il relatore ha concluso parlando della crisi di credibilità che oggi investe la magistratura: solo la consapevolezza del proprio limite rappresenta il vero antidoto a considerarsi i depositari della moralità. Attraverso la figura di Rosario Livatino possiamo vedere in positivo come un magistrato è tenuto ad agire e in negativo quali sono i rischi della professione. In particolare, i valori che dovrebbero caratterizzare l’operato di un magistrato sono: umilità (dietro ogni fascicolo c’è la responsabilità di una vita umana), valore umano (la persona non è mai riducibile alle sue azioni, rimane la dignità) e moderazione (equilibrio e riservatezza, non strumentalizzazione). 
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A sinistra il coordinatore didattico Michele Erba

''Rosario Livatino, come Carlo Acutis, sono esempi di una eccezionalità nella normalità della vita quotidiana. Si diventa santi vivendo con serietà e profondità la realtà che ci è data da vivere'' ha affermato l'ospite.
Al termine della relazione, numerose e profonde sono state le domande poste dai presenti. Particolarmente apprezzato l’intervento di uno studente del liceo che, rimasto colpito dal coraggio di Rosario Livatino, ha accolto con entusiasmo l’iniziativa proposta dai docenti, diventando relatore della mostra. 
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''Il coraggio di dire veramente quello che nella vita conta è una cosa che, come insegnanti, sentiamo come una questione decisiva perché siamo in un periodo storico in cui regna il pessimismo. Oggi, per un ragazzo giovane, è difficile avere un’aspettativa positiva sul futuro ed è compito degli adulti, come mai nella storia, reagire a questo clima affermando un bene e una bellezza dentro quello che facciamo, così come l’esperienza di Rosario Livatino ci ha trasmesso'' ha concluso Michele Erba, esprimendo un ringraziamento per la partecipazione numerosa alla serata, arricchita peraltro dalla presenza del sindaco Gualtiero Chiricò. 
Erba ha infine ricordato che fino a domenica 21 settembre sarà possibile visitare presso la sede dell'istituto in Via Garibaldi 20/A, la mostra relativa a Rosario Livatino ''Sub Tutela Dei'' e le altre installazioni presenti relative all’iniziativa.
Gloria Sala
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