Barzanò: Cazzaniga apre le porte del suo studio e racconta 70 anni dedicati all'arte

La sua casa è un'antologia, un riassunto del percorso artistico da egli stesso compiuto, e la libreria uno scrigno, contenente volumi preziosi e splendidi, legati alla sua grande passione per la storia dell'arte.
Ci ha accolto nel suo "regno", mostrandoci tutte le opere di cui ha voluto circondarsi, facendoci visitare prima la sua casa, poi il suo studio ("tana", come lo chiama lui), e poi ancora la ditta di famiglia, la Cazzaniga Arredamenti.

Livio Cazzaniga nel suo studio barzanese

Quest'ultima, da lui portata avanti e fatta crescere insieme al padre Pasquale nel dopoguerra, è ora gestita dai tre figli e dai nipoti e offre lavoro ad una ventina di persone fra impiegati, operai ed artigiani.
"Mi sono sempre diviso fra l'azienda e la mia "tana". Eppure sono due attività che non posso discernere troppo l'una dall'altra perchè fanno parte di me ed ho estremo bisogno di entrambe. Mi costituiscono".



Livio Cazzaniga è dunque al medesimo tempo un grande artista ed un raffinato artigiano: tutta la sua vita parla dell'alternanza fra cavalletto e tecnigrafo, del mèlange di bottega e pittura.
I suoi quadri sono molto suggestivi, esprimono emozioni che non hanno necessariamente bisogno di essere mediate dal più comune realismo. Livio ricorda a sprazzi Afro e Morandi, un poco Burri, ma si sente, si vede, nel suo stile, qualcosa che mescola Van Gogh, Cezanne e Piero della Francesca.



"In quelle che si possono considerare le mie opere più "vere" utilizzo uno stile "informale" e ritraggo paesaggi che mi hanno trasmesso qualcosa non solo per la loro bellezza. Preferisco i colori a olio e non mi sono mai avvicinato agli acquerelli: io voglio ritrarre la materia e il colore. Le tempere ad olio mi aiutano molto in questo perchè, se di qualità, sono decisamente più brillanti ed inoltre conferiscono al quadro un "effetto-di-materia" incomparabile. Questa mia esigenza spiega anche perchè, per un lungo periodo della carriera ho utilizzato, mischiandole alle solite tempere, le aniline che avevo in ditta, cioè smalti per mobili che incrementano esponenzialmente la materialità del tutto".



Nel suo studio, fra pennelli, pannelli, opere a metà, tele, mucchi di foglie secche e piccoli bozzetti, si erge una gran pila di blocchi schizzi piuttosto vissuti, e riempiti, nel corso degli anni, da disegni bellissimi realizzati con la tecnica del pastello a cera. Dal Parco del Curone al Kenya, da Montevecchia all'Etna, da Creta a Venezia, da Procida a Sirmione, dai Caraibi a Torricella.
"L'arte per me è necessaria, non è solo uno svago. Dipingere, per anche solo qualche ora, ma ogni giorno, risulta un esigenza imprescindibile".

Livio Cazzaniga ha goduto, negli anni, dell'amicizia di grandi personalità come Piero Chiara e Gianni Brera; oggi, come ieri, è inoltre preso ad esempio anche da alcuni giovani.
"Ci sono molti ragazzi, anche giovanissimi, che mi stimano e spesso vengono a visitarmi. L'altro giorno una ragazza che studia al Liceo artistico di Monza è venuta e mi ha chiesto di insegnarle ad usare i colori ad olio, quasi vietati a scuola a causa del forte odore che emanano".

A 15 anni Livio lavorava già all'Alfa Romeo durante il giorno e frequentava a Brera la scuola serale; qui ha ricevuto insieme a pochissimi altri la Menzione d'Onore, che gli ha consentito di guadagnare un anno. "Me lo dicevano sempre le mie maestre che ero bravo a disegnare, ed ogni giorno mi davano album e pastelli. Tuttavia ad indirizzarmi verso Brera fu il consiglio di alcuni amici di famiglia, nobili ed esperti di arte, i Cairoli di Milano".
Sono oltre settanta ormai gli anni di carriera di Cazzaniga e ad oggi, l'ottantacinquenne Livio ha realizzato oltre cinquemila opere ed è stato protagonista in innumerevoli occasioni e contesti, sempre di grande successo: dalle tantissime mostre dedicategli presso Villa Greppi, a Monticello, alla realizzazione dell'icona di San Vito per la festa patronale di Barzanò, nel 2010, dalla cappella interamente affrescata in Kenya, qualche anno fa, all'esposizione in una nota galleria milanese.

Alberto Molteni
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