Concluso il processo contro Caltagirone iniziato nel 2005. Assolto con formula piena ''perchà© il fatto non sussiste''. Era accusato di 'turbativa d'asta e abuso in atti d'ufficio'



Assolto con formula piena. “Perchè il fatto non sussiste'. Così ha stabilito oggi, dopo la camera di consiglio la X sezione penale del tribunale di Milano, presidente la dr.sa Lacaita nei confronti di Pietro Caltagirone accusato dal PM Gittardi di abuso in atti d'ufficio e turbativa d'asta. Con la sentenza di oggi si chiude una stagione sofferta durata oltre sei anni che non ha tuttavia impedito al direttore generale dell'azienda ospedaliera di Lecco di svolgere il proprio incarico al servizio delle strutture sanitarie pubbliche.




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La vicenda ha inizio nel 1999. Pietro Caltagirone dirige l'ospedale Niguarda, uno dei presidi ospedalieri pubblici più grandi d'Italia. Il nosocomio ha bisogno di rinnovare diverse attrezzature tecniche, di ristrutturare e ampliare locali per la diagnostica. Ma le risorse sono scarse. La direzione allora pensa al “service' esterno, una soluzione oggi diffusa ma allora assolutamente innovativa. Del resto la capacità  di innovare è uno dei tratti manageriali più significativi - e riconosciuti - del dirigente siciliano. L'importo della gara è di 50 miliardi di lire. Il service deve operare in tre aree: emodinamica, radiologia interventistica e neurologia interventistica. L'azienda che si aggiudicherà  la gara dovrà  fornire apparecchiature nuove e tecnologicamente più avanzate, ristrutturare i locali, ampliare gli spazi diagnostici e provvedere alla fornitura del materiale di consumo. La procedura, avviata nel 1998 si sviluppa durante tutto il 1999. Un'apposita commissione si occupa delle procedure di gara. Al termine del percorso l'incarico viene assegnato a 66 miliardi ma per ragioni tecniche senza l'area di Neurologia interventistica. Nel frattempo il rapporto di fiducia tra la Direzione e un funzionario che ha seguito la procedura si incrina e quest'ultimo presenta una denuncia per mobbing. In coincidenza alla Procura della Repubblica arriva una lettera anonima relativa alla gara e il legale del funzionario trasmette una informativa alla Corte dei Conti. Nel 2001 parte il procedimento penale. L'accusa parla di abuso in atti d'ufficio, truffa, falso ideologico e turbativa d'asta. Capi d'imputazione pesanti, soprattutto quello di truffa. Al termine delle indagini il pubblico ministero chiede il rinvio a giudizio di Caltagirone, firmatario in qualità  di direttore generale della procedura di gara, per i soli reati di abuso in atti d'ufficio e turbativa d'asta. Durante l'udienza preliminare l'avvocato difensore del manager Piermario Corso chiede che sia disposta una perizia per verificare che nessun danno era stato prodotto all'azienda ospedaliera e che la congruità  dei prezzi era del tutto fondata. L'obiettivo è chiaro: la certezza di non aver provocato alcun danno e la fiducia che ciò sarebbe stato provato dal perito doveva portare per logica conclusione all'assenza di colpa. Ma il Gip rigetta la richiesta e dispone il rinvio a giudizio. Il dibattimento inizia nel 2005. Udienza dopo udienza, cui Pietro Caltagirone partecipa puntualmente, seduto al banco degli imputati, sfilano i testimoni dell'accusa e della difesa. L'avv.Corso produce la documentazione necessaria a comprovare la legittimità  di tutto il procedimento; l'accusa punta sulla crescita del costo dell'appalto da 50 a 66 miliardi. L'elemento suggestivo è certamente di effetto soprattutto perchà© in più parti d'Italia, in particolare proprio in materia di sanità , sembra riesplodere tangentopoli. E fare di tutta un'erba un fascio è un rischio reale. L'avvocato Corso chiede al collegio giudicante di disporre la perizia; il collegio si riserva di accordarla o meno. Il PM costruisce il quadro accusatorio affermando l'illegittimità  di tutta la parte procedurale. La difesa punta sulla sostanziale mancanza di prove e smonta una dopo l'altra le tesi dell'accusa dimostrando che non c'è stato alcun vantaggio per l'impresa che ha vinto la gara; quindi nessun danno per l'azienda ospedaliera. Le sedute si susseguono una dopo l'altra. Fino a questa mattina, venerdì 18 maggio. Il Pm Gittardi ribadisce le accuse; l'avvocato Corso chiude la lunga battaglia con l'arringa finale, sostenendo l'assoluta correttezza amministrativa della gara e la congruità  del prezzo di aggiudicazione. Il Collegio si ritira per la sentenza. E quando torna il aula la presidente legge il dispositivo: “Assolto con formula piena perchà© il fatto non sussiste'. Corre qualche lacrima.
Ora la sentenza avrà  effetti sul procedimento presso la Corte dei Conti la quale, diversamente dal consueto, aveva disposto già  all'epoca la trattenuta sullo stipendio dei commissari e il sequestro di alcuni beni, poi revocato, di proprietà  del dottor Pietro Caltagirone.


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