Le esperienze di 5 giovani che hanno scelto di vivere all'estero. Bilanci positivi nonostante le difficoltà di una crisi ''universale''
Li accomuna l'origine brianzola, la voglia di ''cambiare aria'', con il rischio di trasferirsi in un Paese straniero, lasciando gli affetti e le certezze della famiglia e del proprio habitat.
Diverse sono invece le esperienze che ognuno di loro sta vivendo da qualche anno a questa parte all'estero: da Berlino a Salamanca, passando per l'Olanda, gli Stati Uniti e le Canarie.
Storie di vita importanti, qualche ostacolo iniziale, ma un bilancio in generale positivo per tutti loro.
Abbiamo raccolto le impressioni di questi cinque giovani casatesi a qualche anno di distanza da quel primo viaggio di sola andata. Allora rappresentava l'inizio di una ''parentesi'', ma con l'andare del tempo hanno deciso di non tornare indietro, hanno scelto quel Paese estero come la loro nuova casa.
Certo, le difficoltà non mancano, soprattutto in un momento di crisi come quello che stiamo vivendo a livello mondiale, ma si ritengono soddisfatti soprattutto dal punto di vista professionale e per il momento in Italia non tornano, se non per salutare familiari e amici.
Ecco uno dopo l'altro, i loro racconti:
Maddalena Ghezzi, 27 anni di Casatenovo è docente universitaria a Salamanca, in Spagna. Un'esperienza, quella nella terra iberica, nata diversi anni fa, quando la giovane, che frequentava la facoltà di lingue e letterature straniere a Bergamo, decise di partire per la Spagna, nell'ambito del progetto Erasmus. Al termine di quei dieci mesi, Maddalena rimase piacevolmente colpita da Salamanca, così nel 2007, laurea triennale in tasca, è tornata per approfondire i suoi studi in lingua e letteratura spagnola. ''Mi sono iscritta al corso di laurea in Filologia Spagnola all'Università di Salamanca e successivamente ad un Master di specializzazione in didattica dello spagnolo come lingua straniera'' ha spiegato la casatese per la quale l'esperienza ha riservato piacevoli sorprese dal punto d vista professionale. Da qualche mese Maddalena ha infatti ottenuto una borsa di ricerca per frequentare un dottorato e lavora in un progetto di ricerca dell'università che ha come obiettivo la creazione di materiali didattici per l'insegnamento dello spagnolo. Nel frattempo, lavoro come docente universitaria a Salamanca e in un master presso il Politecnico di Castelo Branco, Portogallo.
Un'esperienza dunque positiva per la casatese. ''Ho avuto l'opportunità di fare una carriera universitaria a cui in Italia mi sarebbe stato forse più difficile accedere, ho visto premiare i miei sforzi con un contratto ed una borsa di ricerca e attualmente sto facendo un lavoro che corrisponde al mio livello di studi e che mi appaga. Sto vivendo in una città stimolante, in cui si gode di un'ottima qualità di vita, ed ho conosciuto persone che vengono da ogni parte del mondo, con cui ho potuto condividere bellissime esperienze''.
Certo non sono mancate le difficoltà, in primis quella di allontanarsi dai propri cari: sentire la mancanza di famiglia e amici è la difficoltà più grande, superabili grazie alle nuove tecnologie e ai voli ''low cost''.
La crisi è forte anche in Spagna, dove il tasso di disoccupazione, soprattutto giovanile, ha raggiunto record storici davvero allarmanti. ''Dal mio punto di vista, però, il sistema spagnolo è molto più meritocratico e competitivo di quello italiano, nonostante la crisi. E' un peccato che l'Italia continui a perdere, poco a poco, generazioni di professionisti che non possono, neppure volendo, lavorare nel proprio paese''.
Un'immagine, quella che si ha dell'Italia, condizionata in parte dai classici stereotipi: la mafia, la moda. ''Queste opinioni sono quelle che hanno del nostro paese le persone che non ci sono mai state o che non conoscono a fondo la nostra cultura. Io non sono mai stata vittima di nessun tipo di discriminazione per il fatto di essere italiana, anzi, il fatto che si tratti di due culture mediterranee abbastanza vicine in molti aspetti (cibo, stile di vita, carattere, ecc.), fa si che ci siano pochissimi problemi di integrazione''.
Marco Vismara è arrivato a Berlino nel 2008 per frequentare un corso di tedesco della durata di due mesi. Quella che doveva
essere una breve parentesi si è invece trasformata in una nuova esperienza di vita a tutti gli effetti per il 27enne originario di Barzanò. ''Non nascondo che, al momento della partenza, sapevo poco, pochissimo di Berlino e della Germania in generale ma, una volta arrivato, ho fatto subito amicizia con i compagni di corso ed ho iniziato a conoscere persone anche al di fuori della scuola. Una volta terminati i due mesi avevo già capito che quella città a me sconosciuta sarebbe stata la mia futura "casa''.
Marco è tornato a Berlino in maniera definitiva solo nel 2010 quando, grazie ad un amico, ha trovato un tirocinio presso un'azienda aerospaziale per la quale lavorava. Da li si sono succedute diverse esperienze professionali in vari ambiti (traduzioni, marketing & advertising) fino a giungere nel campo delle risorse umane che è quello di cui il barzanese si occupa al momento.
''Attualmente il mio lavoro consiste nel connettere le startup tecnologiche in fortissima ascesa nella capitale con profili di persone qualificate trattenendo poi una percentuale per il lavoro di matching. Nel frattempo sto anche sviluppando un progetto parallelo che sfrutterà le potenzialità del web e dei social media per potenziare il settore turistico italiano''.
La crisi economica però, ha travolto anche la solida Germania. ''Berlino è una delle città con il maggior tasso di disoccupazione dell'intero Paese e questo si sente e si vede molto girando per le sue strade. Nonostante ciò è piena di risorse per chiunque e nessuno è lasciato solo. Tutti hanno una possibilità. Ovviamente non è facile e molte cose sono cambiate da quando sono arrivato io la prima volta. Gli affitti sono aumentati (anche se restano forse i più bassi d'Europa) e non è più così semplice reinventarsi un lavoro se non si è già qualificati. Io sono stato molto fortunato perchè ho avuto molte esperienze positive, sia a livello umano che professionale, che mi hanno permesso di sentirmi un berlinese a tutti gli effetti, ma non è tutto oro quel che luccica e molti sono "costretti" a tornare in patria''.
Maura Viganò ha lasciato l'Italia due anni fa per trasferirsi a Fuerteventura, isola dell'arcipelago delle Canarie. Una scelta nata nella 25enne missagliese dall'esigenza di vivere un'esperienza completamente nuova. Esperienza di cui Maura, ''col senno di poi'', parla in termini molto positivi.
''Questa mia vita da “immigrata”a Fuerteventura mi ha fatto innanzitutto imparare una nuova lingua, lo spagnolo, mi ha fatto confrontare con una cultura e mentalità differente da quella brianzola e in genere italiana. Mi ha fatto apprezzare molte cose che abbiamo in Italia e che qui mancano, ma soprattutto i veri valori della famiglia e degli affetti. Senza parlare poi, in generale, del costo più basso della vita che abbiamo a Fuerte: la benzina a prezzo minore, nessuna spesa di riscaldamento o l'Iva e il costo minore dei prodotti alimentari, solo per fare alcuni esempi. Infine l'aspetto più positivo e stimolante è che qui c’è praticamente sole tutto l’anno e che quando mi alzo la mattina posso ammirare l’immensità dell’oceano'' ci ha raccontato Maura.
Ovviamente gli ostacoli non sono mancati. In primis la lontananza dalla famiglia e dagli amici, oltre a qualche aspetto maggiormente pratico ed essenziale, legato al livello dei servizi sanitari che, secondo quanto racconta Maura, sull'ìsola non sarebbe efficiente come il nostro.
''Un ostacolo che ancora devo superare completamente è l’adattarsi allo stile di vita di Fuerteventura. Qui è tutto più tranquillo e rallentato. Nessuno ha fretta. Bisogna imparare ad aspettare con pazienza. Cosa che a me ancora crea difficoltà, venendo da uno stile di vita frenetico come il nostro italiano''.
Parlando della crisi economica, anche a Fuerteventura se ne stanno conoscendo gli effetti. ''In questi ultimi mesi noto che qualcosa sta cambiando. Gli hotel stanno cercando di risparmiare su tutti gli aspetti, dal personale alla cucina e il turismo è minore. Fortunatamente però, qui si riesce ancora a vivere''.
Da Maresso a Los Angeles. Francesca Casiraghi, 32 anni, vive nella città americana da quasi quattro anni. Un trasferimento
avvenuto quasi per caso, nonostante le iniziali perplessità. ''Sono partita per ragioni sentimentali, ma ovviamente Los Angeles era il posto giusto anche dal punto di vista professionale: nell'ipotesi peggiore sarei tornata a casa con un'esperienza significativa sul Curriculum. Per fortuna pero' e' andata bene''.
Francesca attualmente è video editor e motion graphics artist; collabora inoltre con diversi studi di post produzione a Hollywood e, al contempo, continua a lavorare a distanza con alcune agenzie italiane.
Poi c'è il blog che tre anni fa ha aperto quasi per gioco, ma che è stato notato quasi subito da alcuni magazine online, tanto che ora la maressese dispone di una rubrica molto seguita, dal titolo "CaliFrancycation", dove racconta le avventure più strampalate che le capitano nella ''città degli angeli''. Insomma, Francesca è riuscita a trasformare la passione per la scrittura in un lavoro.
Certo come dicevamo, all'inizio per la ragazza non è stato facile e col senno di poi, Francesca ammette di aver rischiato non poco. ''Mollare tutto 4 anni fa e' stata una scelta dolorosissima ed estremamente rischiosa. All'inizio e' stata molto dura perché ero sola in una Metropoli come Los Angeles e lo shock culturale e' stato pazzesco. Avevo molta nostalgia della mia famiglia e degli amici e Los Angeles e' veramente lontana da Maresso. Ora però, posso dire che qui mi sento a casa''.
Numerose le opportunità, soprattutto dal punto di vista professionale, che l'America le ha offerto e che probabilmente in Italia non sarebbe mai riuscita a cogliere. ''Basandomi sulla mia personale esperienza posso affermare che davvero l'America e' la Terra delle Opportunita' e, se ti impegni, puoi veramente realizzare i tuoi sogni perché qui domina la meritocrazia, non come in Italia dove purtroppo per gli artisti che lavorano nel mio campo si prospetta un triste futuro''.
Certo, anche negli States, non è tutto ''rose e fiori'' come si suol dire. La crisi è partita proprio lì cinque anni fa e ovviamente si sente molto. ''Nel mio campo i budget per spot pubblicitari, film e documentari si sono assottigliati e molti artisti, pur di lavorare, si accontentano di stipendi più bassi. Fortunatamente vivendo a Hollywood c'e' sempre qualcuno che sta girando un film e quindi c'e' richiesta constante di video editor e motion graphics artist'' ha spiegato Francesca.
Infine abbiamo chiesto alla giovane qual è l'immagine dell'Italia negli USA. ''A differenza degli altri Paesi europei, dove l'italiano-tipo e' associato al classico trinomio "spaghetti-mandolino-mafia" qui siamo molto stimati. La gente mi ferma per strada osannando le bellezze della nostra Terra e con aria incredula mi chiede come abbia potuto abbandonare l'Italia per venire qui...''.
Chiara, 28 anni, è partita alla volta dell’Olanda nel 2010 a pochi mesi dalla laurea conseguita nella prestigiosa Accademia delle Belle Arti di Brera.
Una svolta decisa che la giovane ha voluto imprimere alla propria vita, alla ricerca di nuove prospettive e di un futuro che in Italia sempre più giovani vedono a rischio, richiamati dalle opportunità lavorative dell’Europa.
Oggi Chiara è a un passo dalla laurea in fisioterapia, un importante traguardo raggiunto grazie a grandi dosi di impegno e sacrificio che le hanno consentito di mantenersi negli studi grazie ad alcuni lavori portati avanti a Eindhoven, dove vive in un appartamento con altri ragazzi di svariate nazionalità.
“Eindhoven è forse una delle città più cosmopolite dell’Olanda, dove non importa se tu sia italiano, tedesco, norvegese o pakistano: per avere successo è indispensabile parlare bene l’inglese e darsi da fare, in modo da trovare un lavoro – ci ha spiegato Chiara, di ritorno per l’estate a Milano e in Brianza in visita alla famiglia e agli amici – nonostante quello che si legge sulla stampa italiana in Olanda siamo ancora ben visti, c’è fiducia nel nostro Paese e nelle sue capacità di uscire a testa alta da questa difficile crisi. Qui i giovani disposti a darsi da fare possono raggiungere i loro obiettivi, possono realizzarsi e costruire un futuro, è sufficiente crederci e mettersi in gioco. Chi arriva per la prima volta in città e vuole trovare un lavoro riesce a farlo senza particolari problemi e può così mantenersi negli studi, o nell’affitto di una stanza come nel mio caso”.
Positiva, nonostante quello che si possa pensare, l’immagine dell’Italia e della sua politica interna pesantemente criticata in questi mesi dai media nostrani. “Quando c’era Berlusconi sentivo spesso gli olandesi ironizzare sulla sua condotta, criticandone l’operato. Oggi con Monti il discorso è diverso, c’è più fiducia e la nostra nazione è tenuta in buona considerazione. L’italiano in olanda, se si pone nella giusta chiave e si dimostra volenteroso, è ben visto da tutti. Certo tutti conoscono la mafia italiana e gli stereotipi che ci caratterizzano oltreconfine ma non sembrano esserne condizionati più di tanto. Esistono invece popoli, come quello greco, con il quale esiste una sorta di avversione naturale”.
Dalla cameriera all’istruttrice di pilates, dalla musicista alla vita da studentessa, gli ultimi due anni hanno rappresentato per la giovane Chiara un’esperienza di vita unica a contatto con giovani di diverse nazionalità in una città, Eindhoven, dove è possibile respirare appieno l’atmosfera europea e dove agli occhi dei giovani ogni porta risulta essere aperta, lontana dalle raccomandazioni e dalle preferenze che in molti casi caratterizzano il mondo del lavoro italiano.
Diverse sono invece le esperienze che ognuno di loro sta vivendo da qualche anno a questa parte all'estero: da Berlino a Salamanca, passando per l'Olanda, gli Stati Uniti e le Canarie.
Storie di vita importanti, qualche ostacolo iniziale, ma un bilancio in generale positivo per tutti loro.
Abbiamo raccolto le impressioni di questi cinque giovani casatesi a qualche anno di distanza da quel primo viaggio di sola andata. Allora rappresentava l'inizio di una ''parentesi'', ma con l'andare del tempo hanno deciso di non tornare indietro, hanno scelto quel Paese estero come la loro nuova casa.
Certo, le difficoltà non mancano, soprattutto in un momento di crisi come quello che stiamo vivendo a livello mondiale, ma si ritengono soddisfatti soprattutto dal punto di vista professionale e per il momento in Italia non tornano, se non per salutare familiari e amici.
Ecco uno dopo l'altro, i loro racconti:

Maddalena Ghezzi
Un'esperienza dunque positiva per la casatese. ''Ho avuto l'opportunità di fare una carriera universitaria a cui in Italia mi sarebbe stato forse più difficile accedere, ho visto premiare i miei sforzi con un contratto ed una borsa di ricerca e attualmente sto facendo un lavoro che corrisponde al mio livello di studi e che mi appaga. Sto vivendo in una città stimolante, in cui si gode di un'ottima qualità di vita, ed ho conosciuto persone che vengono da ogni parte del mondo, con cui ho potuto condividere bellissime esperienze''.
Certo non sono mancate le difficoltà, in primis quella di allontanarsi dai propri cari: sentire la mancanza di famiglia e amici è la difficoltà più grande, superabili grazie alle nuove tecnologie e ai voli ''low cost''.
La crisi è forte anche in Spagna, dove il tasso di disoccupazione, soprattutto giovanile, ha raggiunto record storici davvero allarmanti. ''Dal mio punto di vista, però, il sistema spagnolo è molto più meritocratico e competitivo di quello italiano, nonostante la crisi. E' un peccato che l'Italia continui a perdere, poco a poco, generazioni di professionisti che non possono, neppure volendo, lavorare nel proprio paese''.
Un'immagine, quella che si ha dell'Italia, condizionata in parte dai classici stereotipi: la mafia, la moda. ''Queste opinioni sono quelle che hanno del nostro paese le persone che non ci sono mai state o che non conoscono a fondo la nostra cultura. Io non sono mai stata vittima di nessun tipo di discriminazione per il fatto di essere italiana, anzi, il fatto che si tratti di due culture mediterranee abbastanza vicine in molti aspetti (cibo, stile di vita, carattere, ecc.), fa si che ci siano pochissimi problemi di integrazione''.
Marco Vismara è arrivato a Berlino nel 2008 per frequentare un corso di tedesco della durata di due mesi. Quella che doveva

Marco Vismara
Marco è tornato a Berlino in maniera definitiva solo nel 2010 quando, grazie ad un amico, ha trovato un tirocinio presso un'azienda aerospaziale per la quale lavorava. Da li si sono succedute diverse esperienze professionali in vari ambiti (traduzioni, marketing & advertising) fino a giungere nel campo delle risorse umane che è quello di cui il barzanese si occupa al momento.
''Attualmente il mio lavoro consiste nel connettere le startup tecnologiche in fortissima ascesa nella capitale con profili di persone qualificate trattenendo poi una percentuale per il lavoro di matching. Nel frattempo sto anche sviluppando un progetto parallelo che sfrutterà le potenzialità del web e dei social media per potenziare il settore turistico italiano''.
La crisi economica però, ha travolto anche la solida Germania. ''Berlino è una delle città con il maggior tasso di disoccupazione dell'intero Paese e questo si sente e si vede molto girando per le sue strade. Nonostante ciò è piena di risorse per chiunque e nessuno è lasciato solo. Tutti hanno una possibilità. Ovviamente non è facile e molte cose sono cambiate da quando sono arrivato io la prima volta. Gli affitti sono aumentati (anche se restano forse i più bassi d'Europa) e non è più così semplice reinventarsi un lavoro se non si è già qualificati. Io sono stato molto fortunato perchè ho avuto molte esperienze positive, sia a livello umano che professionale, che mi hanno permesso di sentirmi un berlinese a tutti gli effetti, ma non è tutto oro quel che luccica e molti sono "costretti" a tornare in patria''.

Maura Viganò
''Questa mia vita da “immigrata”a Fuerteventura mi ha fatto innanzitutto imparare una nuova lingua, lo spagnolo, mi ha fatto confrontare con una cultura e mentalità differente da quella brianzola e in genere italiana. Mi ha fatto apprezzare molte cose che abbiamo in Italia e che qui mancano, ma soprattutto i veri valori della famiglia e degli affetti. Senza parlare poi, in generale, del costo più basso della vita che abbiamo a Fuerte: la benzina a prezzo minore, nessuna spesa di riscaldamento o l'Iva e il costo minore dei prodotti alimentari, solo per fare alcuni esempi. Infine l'aspetto più positivo e stimolante è che qui c’è praticamente sole tutto l’anno e che quando mi alzo la mattina posso ammirare l’immensità dell’oceano'' ci ha raccontato Maura.
Ovviamente gli ostacoli non sono mancati. In primis la lontananza dalla famiglia e dagli amici, oltre a qualche aspetto maggiormente pratico ed essenziale, legato al livello dei servizi sanitari che, secondo quanto racconta Maura, sull'ìsola non sarebbe efficiente come il nostro.
''Un ostacolo che ancora devo superare completamente è l’adattarsi allo stile di vita di Fuerteventura. Qui è tutto più tranquillo e rallentato. Nessuno ha fretta. Bisogna imparare ad aspettare con pazienza. Cosa che a me ancora crea difficoltà, venendo da uno stile di vita frenetico come il nostro italiano''.
Parlando della crisi economica, anche a Fuerteventura se ne stanno conoscendo gli effetti. ''In questi ultimi mesi noto che qualcosa sta cambiando. Gli hotel stanno cercando di risparmiare su tutti gli aspetti, dal personale alla cucina e il turismo è minore. Fortunatamente però, qui si riesce ancora a vivere''.
Da Maresso a Los Angeles. Francesca Casiraghi, 32 anni, vive nella città americana da quasi quattro anni. Un trasferimento

Francesca Casiraghi
Francesca attualmente è video editor e motion graphics artist; collabora inoltre con diversi studi di post produzione a Hollywood e, al contempo, continua a lavorare a distanza con alcune agenzie italiane.
Poi c'è il blog che tre anni fa ha aperto quasi per gioco, ma che è stato notato quasi subito da alcuni magazine online, tanto che ora la maressese dispone di una rubrica molto seguita, dal titolo "CaliFrancycation", dove racconta le avventure più strampalate che le capitano nella ''città degli angeli''. Insomma, Francesca è riuscita a trasformare la passione per la scrittura in un lavoro.
Certo come dicevamo, all'inizio per la ragazza non è stato facile e col senno di poi, Francesca ammette di aver rischiato non poco. ''Mollare tutto 4 anni fa e' stata una scelta dolorosissima ed estremamente rischiosa. All'inizio e' stata molto dura perché ero sola in una Metropoli come Los Angeles e lo shock culturale e' stato pazzesco. Avevo molta nostalgia della mia famiglia e degli amici e Los Angeles e' veramente lontana da Maresso. Ora però, posso dire che qui mi sento a casa''.
Numerose le opportunità, soprattutto dal punto di vista professionale, che l'America le ha offerto e che probabilmente in Italia non sarebbe mai riuscita a cogliere. ''Basandomi sulla mia personale esperienza posso affermare che davvero l'America e' la Terra delle Opportunita' e, se ti impegni, puoi veramente realizzare i tuoi sogni perché qui domina la meritocrazia, non come in Italia dove purtroppo per gli artisti che lavorano nel mio campo si prospetta un triste futuro''.
Certo, anche negli States, non è tutto ''rose e fiori'' come si suol dire. La crisi è partita proprio lì cinque anni fa e ovviamente si sente molto. ''Nel mio campo i budget per spot pubblicitari, film e documentari si sono assottigliati e molti artisti, pur di lavorare, si accontentano di stipendi più bassi. Fortunatamente vivendo a Hollywood c'e' sempre qualcuno che sta girando un film e quindi c'e' richiesta constante di video editor e motion graphics artist'' ha spiegato Francesca.
Infine abbiamo chiesto alla giovane qual è l'immagine dell'Italia negli USA. ''A differenza degli altri Paesi europei, dove l'italiano-tipo e' associato al classico trinomio "spaghetti-mandolino-mafia" qui siamo molto stimati. La gente mi ferma per strada osannando le bellezze della nostra Terra e con aria incredula mi chiede come abbia potuto abbandonare l'Italia per venire qui...''.

Chiara Beltrami
Una svolta decisa che la giovane ha voluto imprimere alla propria vita, alla ricerca di nuove prospettive e di un futuro che in Italia sempre più giovani vedono a rischio, richiamati dalle opportunità lavorative dell’Europa.
Oggi Chiara è a un passo dalla laurea in fisioterapia, un importante traguardo raggiunto grazie a grandi dosi di impegno e sacrificio che le hanno consentito di mantenersi negli studi grazie ad alcuni lavori portati avanti a Eindhoven, dove vive in un appartamento con altri ragazzi di svariate nazionalità.
“Eindhoven è forse una delle città più cosmopolite dell’Olanda, dove non importa se tu sia italiano, tedesco, norvegese o pakistano: per avere successo è indispensabile parlare bene l’inglese e darsi da fare, in modo da trovare un lavoro – ci ha spiegato Chiara, di ritorno per l’estate a Milano e in Brianza in visita alla famiglia e agli amici – nonostante quello che si legge sulla stampa italiana in Olanda siamo ancora ben visti, c’è fiducia nel nostro Paese e nelle sue capacità di uscire a testa alta da questa difficile crisi. Qui i giovani disposti a darsi da fare possono raggiungere i loro obiettivi, possono realizzarsi e costruire un futuro, è sufficiente crederci e mettersi in gioco. Chi arriva per la prima volta in città e vuole trovare un lavoro riesce a farlo senza particolari problemi e può così mantenersi negli studi, o nell’affitto di una stanza come nel mio caso”.
Positiva, nonostante quello che si possa pensare, l’immagine dell’Italia e della sua politica interna pesantemente criticata in questi mesi dai media nostrani. “Quando c’era Berlusconi sentivo spesso gli olandesi ironizzare sulla sua condotta, criticandone l’operato. Oggi con Monti il discorso è diverso, c’è più fiducia e la nostra nazione è tenuta in buona considerazione. L’italiano in olanda, se si pone nella giusta chiave e si dimostra volenteroso, è ben visto da tutti. Certo tutti conoscono la mafia italiana e gli stereotipi che ci caratterizzano oltreconfine ma non sembrano esserne condizionati più di tanto. Esistono invece popoli, come quello greco, con il quale esiste una sorta di avversione naturale”.
Dalla cameriera all’istruttrice di pilates, dalla musicista alla vita da studentessa, gli ultimi due anni hanno rappresentato per la giovane Chiara un’esperienza di vita unica a contatto con giovani di diverse nazionalità in una città, Eindhoven, dove è possibile respirare appieno l’atmosfera europea e dove agli occhi dei giovani ogni porta risulta essere aperta, lontana dalle raccomandazioni e dalle preferenze che in molti casi caratterizzano il mondo del lavoro italiano.














