La poesia di Umberto Colombo/46: il sogno e il vagare della mente

A tutti noi, avvolti nelle braccia di Morfeo e durante il sonno, capita di sognare: ce ne sono di strani o emozionanti o ancora di terribili, altrimenti detti incubi. Secondo la credenza comune i sogni avrebbero un significato recondito, difficile da interpretare e in parte inaccessibile ed espressione del subconscio. Il fondatore della psicanalisi Sigmund Freud ha dedicato un testo al tema dell’inconscio e della psiche umana: ''L’interpretazione dei sogni''. Sul tema sogni, val la pena di ricordare la cabala, l’arte che presume d'indovinare il futuro per mezzo di numeri, lettere, segni. La Smorfia Napoletana, radicata all’ombra del Vesuvio, si trasmette da generazioni ed è uno dei ''codici'' di interpretazione dei sogni più popolari in assoluto: derivata con ogni probabilità dalla Cabala ebraica, la Smorfia, che deriva il nome non a caso da Morfeo, il dio del sonno, attribuisce a ciò che uno sogna un numero e viene spesso usata per giocare i numeri al Lotto o al Superenalotto. 
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Ci racconta Umberto Colombo che ha scritto la poesia della settimana: ''Il Sogno è un rievocare fatti veri o di fantasia. Infatti, la nostra mente vaga nel sonno tra il trastullar di gioco che scorre lungo l’intero mondo dei ricordi, a volte anche corretti in segno di equilibrio, e ne evidenzia particolari significativi sul trascorso passato''.    
Il sogno

Dal sonno nasce un lumino acceso
che vampa di per sé sull’ammucchiato
e dall’archivio pressato e male appeso
legge qua e là un ricordo dimenticato
 
Rievoca il luminar di quel fatto antico
saggia il vaglio del ricreato in mente
aggiunge abbozzo in un diverso sito
e sogna un miscelar di fatto assai ridente
 
Reale il costruito che appare vero
portato nell’eccelso incline alla ragione
vissuto nell’etere tutto quanto intero
fa capo al giusto del riposar sornione
 
Nel suono e del suono di parole vere
discorre con se stesso in visione accesa
tale da assemblar regìa di forme intere
fluttuanti nella mente del sapere
 
A volte il fatuo prende il sopravvento
infuoca tristemente la follia in paura
il sonno scatta ridestato allo spavento
sorto dal madido sudor della ventura
 
Allarme poi finito e svanita l’evenienza
il sopore riprende il suo cammino
ridà la speranza mancante di dormienza
sino al risveglio intero del mattino
 
il sonno da sollievo riposo e vigoria
dal sogno e nel sogno prende la potenza
riporta e dona piena autonomia
carica il tempo sveglio alla partenza
 
Umberto Colombo
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