Barzanò: il dottor Aliprandi spiega come si può diagnosticare la malattia di Alzheimer
Giovedì pomeriggio la nuova sala civica di Barzanò ha ospitato un importante incontro su come gestire i disturbi della memoria. Il dibattito è stato organizzato, insieme ad altri due appuntamenti, dall'assessorato alla persona e politiche sociale di Barzanò nella persona di Anna Lissi che, introducendo il primo incontro, ha ringraziato l'Asl provinciale e il dottor Antonio Urti dell'Azienda Ospedaliera di Lecco per aver collaborato nel promuovere l'iniziativa, interamente dedicata alla "cultura della salute".
Ospite del primo incontro il dottor Alessandro Aliprandi, neurologo che da quattro anni gestisce in ambito lecchese l'ambulatorio "U.V.A.", un centro specializzato nella diagnosi della malattia cronica e progressiva dell'Alzheimer.
Lo specialista ha spiegato come si può diagnosticare la malattia, sottolineando la necessità di distinguere quelli che sono semplici preoccupazioni di essere a rischio legate ad un aspetto genetico, a fattori di ansia o all'accumulazione di stress.
"Solitamente chi viene da me con questa preoccupazione non è malato. Nella maggior parte dei casi il paziente non se ne rende conto, sono i famigliari che lo portano a fare la visita perché notano gravi dimenticanze" ha detto il dottor Aliprandi.
Il malato di Alzheimer soffre di disturbi legati non solo alla memoria, ma anche all'area emotiva in quanto diventa incapace di controllare il proprio comportamento che, in alcuni casi, può diventare anche aggressivo portando ad una situazione da tenere necessariamente sotto controllo.
Le principali limitazioni riguardano la capacità di riconoscere le persone care e di orientarsi nei luoghi da sempre frequentati, dalla casa fino al paese stesso.
"É sicuramente possibile distinguere i disturbi di memoria grazie ad esami di radiologia o all'esame del liquor, ma il punto è che non abbiamo da offrire alcuna terapia farmacologica che possa ridurre la probabilità di sviluppare l'Alzheimer. In più questa non raggiunge mai il 100%. Uno dei tentativi della ricerca - ha aggiunto il medico - potrebbe essere quello di curare gli iniziali disturbi molto lievi".
Al giorno d'oggi i casi di Alzheimer sono sempre più frequenti. Uno dei motivi principali è da ricercarsi nell'aumento dell'età demografica. L'Italia è infatti il secondo Paese al mondo con il maggior numero di popolazione anziana, maggiormente a rischio di malattia.
C'è inoltre una maggiore diagnosi, legata al crescere dell'aspettativa di poter fare qualcosa. La familiarità è un altro fattore. Ad essere più predisposte alla malattia sono le donne, perché vivono più a lungo rispetto agli uomini, anche se fino alla menopausa sono più protette per la presenza degli estrogeni.
"I pazienti che ricevo sono per la maggior parte in uno stato avanzato di malattia. Se non la si riconosce, può creare non poche difficoltà. Come società, il nostro compito è quello di creare degli ambienti sicuri e di fare attenzione ai farmaci. L'ideale sarebbe - ha concluso il dottor Aliprandi - creare una rete di servizi che consentano almeno di alleviare i disturbi dei pazienti prestando attenzione ai suoi bisogni. In questo il medico di famiglia ha un ruolo importante".
Il dottor Aliprandri con l'assessore Anna Lissi
Ospite del primo incontro il dottor Alessandro Aliprandi, neurologo che da quattro anni gestisce in ambito lecchese l'ambulatorio "U.V.A.", un centro specializzato nella diagnosi della malattia cronica e progressiva dell'Alzheimer.
Lo specialista ha spiegato come si può diagnosticare la malattia, sottolineando la necessità di distinguere quelli che sono semplici preoccupazioni di essere a rischio legate ad un aspetto genetico, a fattori di ansia o all'accumulazione di stress.
"Solitamente chi viene da me con questa preoccupazione non è malato. Nella maggior parte dei casi il paziente non se ne rende conto, sono i famigliari che lo portano a fare la visita perché notano gravi dimenticanze" ha detto il dottor Aliprandi.
Il malato di Alzheimer soffre di disturbi legati non solo alla memoria, ma anche all'area emotiva in quanto diventa incapace di controllare il proprio comportamento che, in alcuni casi, può diventare anche aggressivo portando ad una situazione da tenere necessariamente sotto controllo.
Le principali limitazioni riguardano la capacità di riconoscere le persone care e di orientarsi nei luoghi da sempre frequentati, dalla casa fino al paese stesso.
"É sicuramente possibile distinguere i disturbi di memoria grazie ad esami di radiologia o all'esame del liquor, ma il punto è che non abbiamo da offrire alcuna terapia farmacologica che possa ridurre la probabilità di sviluppare l'Alzheimer. In più questa non raggiunge mai il 100%. Uno dei tentativi della ricerca - ha aggiunto il medico - potrebbe essere quello di curare gli iniziali disturbi molto lievi".
Al giorno d'oggi i casi di Alzheimer sono sempre più frequenti. Uno dei motivi principali è da ricercarsi nell'aumento dell'età demografica. L'Italia è infatti il secondo Paese al mondo con il maggior numero di popolazione anziana, maggiormente a rischio di malattia.
C'è inoltre una maggiore diagnosi, legata al crescere dell'aspettativa di poter fare qualcosa. La familiarità è un altro fattore. Ad essere più predisposte alla malattia sono le donne, perché vivono più a lungo rispetto agli uomini, anche se fino alla menopausa sono più protette per la presenza degli estrogeni.
"I pazienti che ricevo sono per la maggior parte in uno stato avanzato di malattia. Se non la si riconosce, può creare non poche difficoltà. Come società, il nostro compito è quello di creare degli ambienti sicuri e di fare attenzione ai farmaci. L'ideale sarebbe - ha concluso il dottor Aliprandi - creare una rete di servizi che consentano almeno di alleviare i disturbi dei pazienti prestando attenzione ai suoi bisogni. In questo il medico di famiglia ha un ruolo importante".
S.A.